Simenon Georges - Maigret 36 - 1951 - Maigret al Picratt’s by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Mystery & Detective
ISBN: 9788845971488
editore: Adelphi
pubblicato: 2012-07-21T22:00:00+00:00

«So solo che è scappata di casa».

«Non ti ha detto il motivo?».

«Mi ha detto che odiava l’ipocrisia, e che per tutta la sua infanzia si era sentita soffocare».

«Rispondimi sinceramente: era gentile con te?».

«Cosa intende dire?».

«Non recitava? Ti trattava da amico?».

«Credo di sì… In certi momenti. È difficile da spiegare».

«Le hai fatto subito la corte?».

«Le ho confessato che l’amavo».

«La prima sera?».

«No. La prima sera ero con il mio amico e non ho quasi aperto bocca. È stato quando sono tornato da solo».

«Come ha reagito?».

«Ha provato a trattarmi da ragazzino, e io le ho risposto che avevo ventiquattro anni e che ero più adulto di lei.

«“Gli anni non contano, tesoro” ha ribattuto. “Sono talmente più vecchia di te!”.

«Vede commissario, era una ragazza molto triste, direi addirittura disperata. Credo sia per questo che mi sono innamorato di lei. Rideva e scherzava, ma era piena di amarezza. In certi momenti…».

«Va’ avanti».

«So che anche lei mi prenderà per un ingenuo. Cercava di allontanarmi da lei, faceva apposta a mostrarsi volgare, a usare un linguaggio crudo.

«“Perché non ti accontenti di venire a letto con me come tutti? Non mi trovi eccitante? Potrei insegnarti più cose io di chiunque altra. Non c’è nessuna che abbia la mia esperienza e che ci sappia fare come me, puoi scommetterci…”.

«Aspetti! Ha aggiunto, ed è una cosa che adesso mi colpisce:

«“Vengo da una buona scuola”».

«Non ti è mai venuta voglia di provare?».

«La desideravo, certo. A volte mi sembrava di impazzire. Ma non la volevo in quel modo. Avrei rovinato tutto, capisce?».

«Capisco. E cosa ti rispondeva quando le parlavi di cambiare vita?».

«Scoppiava a ridere, mi chiamava il suo bambino e incominciava a bere come una forsennata. Sono convinto che lo facesse per disperazione. Ha trovato quell’uomo?».

«Quale uomo?».

«Quello che Arlette ha chiamato Oscar».

«Ancora nessuna traccia. Adesso raccontami cos’hai fatto la notte scorsa».

Lapointe aveva portato con sé una busta voluminosa che conteneva le carte trovate in casa della contessa. Le aveva ordinate scrupolosamente, e aveva riempito parecchie pagine di appunti.

«Sono riuscito a ricostruire quasi tutta la vita della contessa» disse. «Già questa mattina ho ricevuto per telefono un rapporto dalla polizia di Nizza».

«Racconta».

«Innanzitutto conosciamo il suo vero nome: Madeleine Lalande».

«L’ho letto ieri sul certificato di matrimonio».

«Dimenticavo, scusi. E nata a La Roche-sur-Yon. Sua madre era una domestica ad ore. Non ha mai conosciuto il padre. È venuta a Parigi a fare la donna di servizio, ma qualche mese dopo aveva già chi la manteneva. È passata da un amante all’altro, salendo sempre di classe sociale, e quindici anni fa era considerata una delle donne più belle della Costa Azzurra».

«Si drogava di già?».

«Non ne ho idea, non ho trovato niente che lo lasci supporre. Sappiamo che aveva il vizio del gioco e che frequentava assiduamente i casinò. Poi ha conosciuto il conte von Farnheim, il rampollo di un’antica famiglia della nobiltà austriaca, che all’epoca aveva sessantacinque anni.

«Qui ci sono le lettere del conte, in ordine cronologico».

«Le hai lette tutte?».

«Sì. Lui l’amava appassionatamente».

Lapointe arrossì, come se lui stesso ne fosse stato l’autore.

«Sono molto commoventi. Si rendeva conto di essere solo un vecchio seminvalido.

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